Esposto/denuncia presentato oggi dell'Avvocato Silvio Ulisse ai CC di Pesaro per illeciti sulla gestione delle casse previdenziali.
OGGETTO: GESTIONE DELLE CASSE PREVIDENZIALI E COMMISTIONI DI INTERESSI. CONTIENE ISTANZA DI ACCESSO AGLI ATTI E RICHIESTA DI INTERVENTO ALLE AUTORITÁ

L'arresto plateale e senza prove del Dr. Michele Nardi con custodia cautelare in carcere nel gennaio 2019 per 17 mesi fino a Giugno 2020 dopo di che ancora agli arresti domiciliari, fermato quindi nelle sue indagini su "affair enpam vendite truccate di immobili" concluse nel dicembre 2018 con richiesta di andare a processo per presunta truffa nei confronti di Alberto Oliveti nell'esercizio delle sue funzioni di presidente Enpam, la sua Segretaria in prima Antonietta Aureli e in con concorso Ivo Cremonini presidente della Cooperativa Conit Casa.
Il rinvio a giudizio sdi Oliveti, aureli, Cremonini, ha qualcosa a che fare con l'arresto del P.M. Dr. Michele Nardi?
Post: La carica di Presidente Enpam ( Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza Medici ) e e la carica di Presidente Adepp ( Associazione Enti Previdenziali Privati ) per chi non lo sapesse è rivestita dalla stessa persona cioè il Dr. Alberto Oliveti da Dagospia ha definito tanti anni fa "Albertino mille poltrone". 
Ernesta Adele Marando Direttore di J'Accuse... ! La redazione riceve dall'Avvocato Sivio Ulisse questa documentazione e come la riceve così la pubblica di seguito.

ulisse 23 7 20 54B04D62 C522 43BB 94D8 DF8D97578400Avv. Silvio ULISSE
Via A. Ceccolini 24, 61121 Pesaro [ PU ]; Italia.
Tel. 347 8128180
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Pec: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
P. I.V.A. 02806830739 C.F. LSSSLV75E16L049F

Iscritto all'Albo degli Avvocati di Pesaro al n. 900


Cassa di Previdenza e di Assistenza
degli Avvocati
Via Ennio Quirino Visconti 8
00193, Roma
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

AdEPP
Associazione degli Enti Previdenziali
Via Barberini 11
00187, Roma
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Altre Autorità e destinatari

OGGETTO: GESTIONE DELLE CASSE PREVIDENZIALI E COMMISTIONI DI INTERESSI. CONTIENE ISTANZA DI ACCESSO AGLI ATTI E RICHIESTA DI INTERVENTO ALLE AUTORITÁ

Spettabile Cassa Forense,
Egregio Presidente di Adepp,

Lo scrivente avvocato, in considerazione del fatto che chi rappresenta codesto Ente previdenziale forense riceve incarichi professionali da società ed altre persone giuridiche che direttamente e o indirettamente hanno stretti legami con Cassa Forense (e in quanto avvocati sono soggetti non solo al codice deontologico di cui alla L. 247/2012 ma, unitamente, anche al codice etico e di condotta, della trasparenza ed al modello ex d.lgs. 231/2001 interni all’Ente medesimo) si chiede se tali incarichi vengano di volta in volta “segnalati” e poi realmente vagliati in “formale adunanza” perché, in tal caso, la presente dovrà intendersi quale richiesta di accesso agli atti in relazione agli incarichi dati dalla Cassa Forense, e o da società con quest’ultima collegate, rispettivamente all’avvocato Nicola Lucarelli del foro di Campobasso, al delegato avv. Salvatore Spano del Foro di Lecce e all’avv. Nunzio Luciano.
Come è noto, già dalle intercettazioni riguardanti il caso Parnasi (v. allegati: Tribunale di Roma, Sezione Gip, Ufficio 37, foglio nr. 258 259) e dal fitto sistema di relazioni portato tempo addietro alla ribalta delle cronache italiane come Parnasi Connection, si è potuto apprendere che l’avvocato Luciano ha uno studio legale occulto proprio con il predetto Lucarelli.
Circostanza che avrebbe confermato persino lo stesso Luciano. Invero, in un suo curriculum, che si allega, datato 21 maggio 2018, il predetto “dichiara” di aver aperto a Roma uno studio in via G. Belli e che annovera tra i suoi clienti numerose società per azioni di primaria importanza nazionale che operano nel settore delle telecomunicazioni, bancario e assicurativo, e che numerosi sono i rapporti di consulenza legale con numerose società di capitali. Curriculum ancora presente sul sito della Regione Molise: http://www3.molisedati.it/inc_esterni3/vis.php?entrato=1&id=782
A mente dell’art. 3, p. 3, L. 247/2012 l’avvocato deve dare comunicazione “scritta e immediata” al Consiglio dell’Ordine di appartenenza e può partecipare ad una sola associazione o società tra avvocati.
Ma Luciano ha già uno studio associato con il padre e la sorella Carla e dello studio in via Belli non c’è ombra negli albi e nei registri ed elenchi su Campobasso e Roma.
Delle due l’una: o non ha fatto le segnalazioni di legge al COA di appartenenza, ed a quello territoriale interessato, oppure nel curriculum inoltrato alla Regione Molise ha dichiarato il falso.
Da personali indagini non parrebbero esserci altri avvocati su Roma, in via Belli, che abbiano collegamenti stretti con Luciano se non quello in via G. Belli 60 dell’avvocato Lucarelli. Fermo restando una altra stranezza sulla quale non mi dilungherò, e che è quella del telefono/fax utilizzato, lo 06-87600093 che farebbe capo ad “Averlo Marketplace Italia”. Piattaforma che lega prodotti e personaggi molisani a certo ambiente della Politica alle Casse previdenziali con i loro gestori e non solo. Gli allegati parlano da soli ed evidenziano sempre certe “commistioni di interessi” quantomeno curiose.
Di studio legale occulto si parla anche nella lettera recapitata al sottoscritto da Bari, già inviata in precedente nota alla Presidenza della Cassa Forense con la quale si chiedeva a Nunzio Luciano di fornire spiegazioni. Ed alla quale non è arrivata alcuna risposta e chiarimento, né dalla Cassa Forense né dal predetto Luciano.
E allora mi chiedo, e vi chiedo, se corrisponda a “normalità” e sia rispettosa delle norme che la Cassa Forense conferisca incarichi a Nicola Lucarelli come quello già segnalatovi relativo ad una causa del 2015 [1]. Luciano che conferisce mandato allo studio legale di cui è compartecipe? Non gli basta lo stipendio della Cassa Forense? Deve anche far in modo che attraverso il gioco degli incarichi altri soldi della Cassa medesima – che poi sono i contributi previdenziali che gli iscritti versano – gli finiscano direttamente nelle tasche?
Ma non è tutto.
Altrettanto mi chiedo se sia normale che l’avvocato Luciano riceva incarichi dalla TIM [2] visto che quest’ultima ha avuto, ad esempio, legami con F2i SGR S.p.A. ed Ei Towers e ancora con Banca Imi in Intesa Sanpaolo [3] da cui è nata Imi Corporate & Investment Banking.
Per il sottoscritto è difficile comprendere come si possa rivestire molteplici poltrone e fare gli interessi di tutti et in primis quelli della Cassa Forense e dei suoi iscritti.
Ancor più grave che Nunzio Luciano, poi, abbia delegato l’incarico, su Lecce, all’avv. Salvatore Spano attuale “Delegato” di Cassa Forense.
Perché così facendo siamo davvero sicuri che qualora l’avvocato Spano scorgesse “anomalie” nella gestione e o vedesse comportamenti scorretti da parte di Luciano e o altri “compagni di governance” poi non si sentirebbe spinto a restituire il favore, ad esempio, arrivando a votare alle adunanze non per libera scelta ma “assecondando” le volontà di chi gli serve il piatto?
Lo stesso Spano fa parte del Cda che ha querelato lo scrivente avvocato.
Gli allegati sono abbastanza esaustivi di quanto sopra detto.
Di qui la mia richiesta di accesso agli atti dei verbali delle adunanze che hanno trattato del conflitto di interesse e di tutto quanto inerente ai due casi specifici sopra enunciati ed a Cassa Forense di esprimersi sulla lettera che racconta degli affari di Luciano, e se del caso, intende prendere provvedimenti per approfondire le questioni trattate per difendere il buon nome della Cassa medesima.
Fermo restando che anche la normativa interna dell’intestato Ente previdenziale obbliga gli Organi della Cassa a “segnalare” anche i potenziali conflitti di interesse. Quindi a rigore dovrebbero esserci segnalazioni scritte protocollate e poi discusse. Sebbene ancora nessuno ha avuto conoscenza neppure di quanto già denunciato dall’ex Delegato avv. Eugenio Pappa Monteforte all’adunanza del Comitato dei delegati del 22 giugno 2018.
Voglio ricordare a chi legge, che la “cattiveria” di proporre querele contro il sottoscritto da parte della Cassa Forense ha avuto il suo culmine proprio nel tentativo da parte di qualcuno di occultare un particolare curriculum di Nunzio Luciano. E mi riferisco a quello datato 15-11-2014.
Vi rammento che Nunzio Luciano è diventato Presidente di Cassa Forense l’11 gennaio 2014 quando il Comitato dei Delegati nella riunione di insediamento, nello stesso giorno, lo ha eletto Presidente. E l’avvocato Spano era Delegato sia alla prima elezione di Luciano del 2014 che in quella di conferma alla presidenza del 28 aprile 2016.
La peculiarità di questo curriculum è sia il suo contenuto sia che lo stesso era stato inviato alla S.E.A. Servizi ed Ambiente S.p.A. Ed alla cui richiesta di accesso agli atti per conoscere degli incarichi eventualmente ricevuti da Luciano e o suoi collegati il medesimo si è “opposto” lamentando che lo scrivente lo perseguita (cfr. sempre gli allegati).
Quando invece, proprio il predetto Luciano, dovrebbe dar conto agli iscritti ed all’Avvocatura degli incarichi ricevuti e dei conflitti di interesse.
Poi chiaramente mentre Cassa Forense in molteplici procedimenti giudiziari contro colleghi chiedeva la non validità degli anni previdenziali per “incompatibilità” [4], nulla è accaduto ed accade circa la grave incompatibilità dello stesso Luciano [5] che permane da diversi anni – mentre si scrive è ancora nel Cda di F2i SGR SPA – e nonostante le molteplici segnalazioni documentate da parte dello scrivente. E la grave inerzia si fa davvero fatica a non pensarla diretta conseguenza di quel reticolo che coinvolge più di qualcuno all’interno della Cassa Forense e non solo questa.
Incompatibilità che dopo che è stata resa pubblica per la prima volta proprio dal sottoscritto mediante visure e altra documentazione, ha trovato concorde anche un noto ex Presidente della Cassa Forense stessa che ha avuto quantomeno il coraggio di evidenziarlo e confermarlo più volte e anche in pubblicazioni come quelle del rinomato quotidiano giuridico “Diritto e Giustizia” della Giuffrè Francis Lefebvre.
Nunzio Luciano non è delegato; è incompatibile e dal mese di aprile 2020, per scadenza del mandato, in prorogatio [6] avvenuta contra legem. E può gestire solo lo ordinario secondo alcuni. Ma a parere di chi scrive neppure questo considerata la incompatibilità che travolge in modo radicale ed insanabile ogni atto da lui sottoscritto. E tali saranno quando la magistratura si sarà espressa.
Oltretutto il termine ultimo a carico di Cassa Forense per contestare la “conosciuta” incompatibilità di Luciano ed evitare danni alla Cassa medesima ed agli iscritti di “cinque anni” è di prossima scadenza: almeno in riferimento agli anni in cui era nel Cda della Toti Holding SPA [7].
Forse è questa la ragione per la quale ancora non è stato fatto neppure un nuovo bando per il c.d. servizio di tesoreria della Cassa Forense e che nonostante siano passati oltre i “sei” mesi dalla sentenza con la quale anche il “Consiglio di Stato” confermava l’annullamento dell’aggiudicazione della gara (sentenza n. 8248/2019), Banca Popolare di Sondrio continua a gestire il predetto servizio nella più tutale illegalità?
La cosa assurda è il silenzio di chi preposto a vigilare sulla grave violazione di norme: eppure non solo Cassa Forense è Pubblica [8], ma il suo Presidente in caso di illeciti commessi in danno dell’Ente previdenziale è chiamato a rispondere proprio come “Pubblico Ufficiale”.
E parimenti gravi sono le condotte di chi era preposto a vigilare e a denunciare e non lo ha fatto rendendosi “complice”.
Le commistioni di interessi non si contano, e quante ne ho segnalate. Si pensi a quella della società AM Trust che conferiva incarichi a Nunzio Luciano ed alla sorella Carla per difendere ASREM, l’Azienda sanitaria regionale del Molise (asrem.gov.it) “Pubblica”. Ma se gestendo la Cassa ed avendo stretti rapporti con Nicola Lucarelli, e addirittura continuando anche durante il c.d. lockdown a dirottare gli iscritti (Colleghi) sulle strutture sanitarie “private” come fai a curare gli interessi di tutti? del Pubblico poi. Cassa degli avvocati che inconfutabilmente ha stretti rapporti anche con l’ENPAM di Oliveti e certo mondo delle strutture sanitarie private, o sbaglio? Ed ammesso e non concesso che si possa, il Codice Etico di cui alla L. 247/2012, e gli altri sopra citati, tutto questo non lo vietano?
Questa mescolanza di interessi forse spiega tante cose, soprattutto l’accanimento in ogni sede, penale, civile e disciplinare, nei confronti di chi decide di portare all’Attenzione degli iscritti e delle Autorità dello Stato informazioni di notevole interesse Pubblico.
E sono sempre più convinto, a questo punto, che questo sia avvenuto anche nei confronti del Giudice Michele Nardi sebbene qui quel sistema “illegale con protezioni multilivello”, vero e proprio “reticolo”, che orbita intorno alle Casse per spremerle per i propri personali vantaggi, si è superato.
Un giudice stimato e conosciuto per essere persino “severo” oltre la media, che si trova catapultato “improvvisamente” in un incubo surreale proprio quando si avvicina al mondo delle Casse previdenziali, nello specifico ENPAM, e rinvia a giudizio Alberto Oliveti, la sua segretaria Antonietta Aureli e il presidente di Conit Ivo Cremonini, per una presunta “truffa” nella vendita degli immobili di proprietà dell’ENPAM. Riuscendo così, i predetti personaggi, a svignarsela da un processo penale (Pubblico!) oramai certo.
Ancora una volta chi tocca i fili delle Casse… muore.
E la curiosità su “chi” abbia chiesto, e in cambio di cosa, di tirare in ballo il Giudice Nardi, con false accuse, nel procedimento sulla giustizia truccata a Trani, è tanta.
Perché a questo "chi" Alberto Oliveti e gli altri rinviati a giudizio devono sicuramente molto.
Ma quello che lascia perplessi è la freddezza e indifferenza della Procura di Roma verso uno dei “suoi” più validi magistrati. Soprattutto quando le anomalie e le strane coincidenze diventano in numero esorbitante.
Sono sicuramente accadimenti documentabili, e di estremo interesse, che il più grande “accusatore” del Giudice Nardi nel succitato procedimento, e da cui è già venuto fuori nelle ultime settimane che una testimone chiave del succitato processo (bollato come “Giustizia Truccata” dalla stampa) ha mentito proprio come gli era stato richiesto – e come la stessa ha riferito durante il pubblico dibattimento – dal predetto sentendosi obbligata poiché dal medesimo è mantenuta insieme a sua figlia. E mi riferisco proprio all’imprenditore Flavio D'Introno in quale ha singolari connessioni [9] con la segretaria personale del dott. Oliveti (v. e cfr. gli allegati sempre unitamente alla nota n. 9).
E adesso mi rivolgo al Presidente di Adepp e di Enpam:
Lei forse ricorderà il mio nome. Perché tempo addietro mi ha risposto su invito del Ministero del Lavoro. La famosa lettera Prot. 199 del 3 agosto 2016 [10] dove lei affermava di non essere in possesso dei dati tecnici circa la sostenibilità delle Casse associate di cui è ancora oggi Presidente e nonostante continui da anni a predicare a mezzo stampa e conferenze che le Casse hanno sostenibilità a cinquant’anni ed è sempre pronto ad investire la provvista previdenziale dei colleghi cavalcando i mercati di quelle società alla quale “non” mi risulta poi tanto estraneo.
Forse potrebbe conoscermi, vista la vicinanza di poltrona con il suo vice in Adepp (addirittura ai tempi della succitata lettera protocollo la ricevuta di ritorno era timbrata e firmata da Cassa Forense!) o nel Cda di F2i, ma se non lo sa glielo accenno: come l’avvocato querelato dalla Cassa Forense e dal suo intero Cda, perché scrivo “note unificate” a destinatari Istituzionali esplicitando di volta in volta gli “anomali intrecci” di chi gestisce i carrozzoni previdenziali. Perché glielo dico?
Perché ho potuto constatare che anche lei ha scritto una “nota unificata”, che le allego, dove ci sono particolari che non mi quadrano e, strettamente, legati proprio alla vicenda del Giudice Nardi ed alla vendita degli immobili dell’ENPAM. Nella nota del 25 febbraio 2020 lei anticipa, e annuncia, ad esempio, che la dott.ssa Marando è indagata presso la procura di Roma. La dottoressa non ne sapeva nulla. Riceverà la notifica tre mesi dopo, esattamente il 22 maggio 2020 e lo comunica al solito con un articolo sul suo giornale J’Accuse col titolo “Enpam. Il presidente, l’arte della divinazione e il divino Otelma” (v. allegati). La firma sul dispositivo notificato che dispone l’iscrizione al registro indagati della dott.ssa Marando, su sua querela per calunnia a mezzo stampa, è del dott. Pioletti.
Ancora lei afferma che “(…) La pretesa non venne considerata perché avrebbe significato svendere, a vantaggio di qualcuno, una parte del patrimonio di tutti.”. Quanto l’appartamento è stato venduto alla cugina di Antonietta Aureli, la milionaria imprenditrice Alessandra Magnante, ad un prezzo “inferiore” [11]. Dice ancora che il Giudice per le indagini preliminari ha archiviato il caso ed a fine lettera incita gli “(…) appassionati di cronaca” a fare ricerche per vedere chi siano l’avvocato “Lupis” e il “pm Michele Nardi”.
Lo scrivente lo ha fatto, e proprio per questo noto eccessive anomalie. Come parimenti noto che non ha invitato i destinatari della sua nota e gli appassionati di cronaca a vedere chi fosse “Pignatone”, ovvero il procuratore capo che, insieme al suo aggiunto dott. Cucchiari, avevano firmato la relazione di sollecito al Tribunale inerente al provvedimento del P.M. Michele Nardi per procedere per ipotesi di reati associativi (v. sempre gli allegati). Che si è guardato bene dall’allegare alla sua nota unificata. La firma sul documento con l’autorizzazione a procedere era del 7 novembre 2018. Dopo poche settimane il procedimento gli fu sottratto e trasferito ad altro P.M, proprio il succitato dott. Pioletti. Il 13 gennaio successivo (2019) il sostituto procuratore Michele Nardi fu arrestato [12].
Al momento qualcosa di similare ritengo si stia perpetrando proprio in danno del dott. Giovanni Janni Alice – già Presidente della società cooperativa Domus De Carolis di via Ennio Quirino Visconti 85 coinvolta nella presunta truffa associativa di cui ai succitati provvedimenti – che a dicembre 2020 dovrebbe lasciare l’attico “attiguo”, guarda tu il caso, a quello della Aureli al quinto piano di via Ugo De Carolis 93. Per essere infine anche questa volta acquistato e inglobato dalle solite parentele e o amicizie?
Allora mi domando, e vi domando, se non sia il caso che anche su Roma qualcuno della Procura della Repubblica si attivi “concretamente” e approfondisca l’oscura vicenda Nardi la quale pare avere “stretti legami” con il mondo tutt’altro che trasparente delle Casse previdenziali (v. allegati e note).
Quanto all’avvocato Lupis constato che è stato assolto pienamente da false accuse. Inoltre, da avvocato di lunga data quale è, scorgo che è stato difensore in vicende giudiziarie che hanno addirittura fatto, come si suol dire, “giurisprudenza”.
In più le gravi vicende di ENPAM vengono citate in interrogazioni parlamentari come quella promossa dal senatore Lannutti [13]. Lo stesso lamentava gravissime irregolarità in ENPAM, la Cassa da lei presieduta dal 2014. Alla quale non mi risultano essere seguite specifiche querele a difesa del buon nome dell’Ente: sbaglio?
E poi, dott. Oliveti, lei dice nella lettera che alcune persone sono a lei “assolutamente sconosciute”. Eppure da eventuali condotte illecite di questi lei se ne sarebbe avvantaggiato eccome. Allora le chiedo: lei era a conoscenza e o ha mai sospettato comportamenti illeciti da parte delle persone che asserisce “assolutamente sconosciute” e quelle a queste collegate ma a lei molto molto conosciute e o vicine? visto e considerato che si tratta della sua segretaria personale ovvero di una signora la cui famiglia ha fatto e fa ancora incetta di appartamenti di pregio dell’Enpam acquistando a mano a mano interi stabili? Ai fini del mio studio ed approfondimento della vicenda va benissimo che lei formalizzi, da presidente di Enpam e, dunque, da Pubblico Ufficiale, un semplice “no”.
In ogni caso dovrebbe dare spiegazioni riguardo il contenuto della lettera spedita da Verona e datata 13-03-2018, che si allega, la quale racconta una ben diversa versione dei fatti che la riguardano in prima persona proprio quale Presidente dell’Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri. E così, gioco forza, l’ENPAM stesso, ma anche le Procure e i Ministeri Vigilanti, dovranno prendere provvedimenti quantomeno per approfondire le questioni trattate.
Concludo ricordando che seppur vero che non sempre dal conflitto di interessi e dalle amicizie scaturiscono condotte penalmente rilevanti è altrettanto vero che possono integrarsi quando su più livelli ci si organizza per mantenere ben saldo il “controllo” della gestione di un Ente e delle sue risorse – che ricordo essere provvista previdenziale del 1° pilastro della “Previdenza Sociale” –per fini personalistici e di propri collegati persone fisiche e o giuridiche che siano. E persino quando questo avvenga unicamente con un “consenso tacito” e o un “comportamento silente” conoscendo che qualcuno si stia adoperando per compiere illeciti dai quali, se pur “non” direttamente commessi, si è consapevoli che si potrà trarre individuali vantaggi.
E chi ha orecchie per intendere intenda.
Si resta a disposizione delle Autorità per qualsiasi informazione e o chiarimento.
Le note che seguono costituiscono parte integrante di quanto precede.
Invito pertanto lo Stato, ancora una volta, a mezzo dei suoi funzionari di non volgere la testa dall’altra parte.
Attendo risposte.
Cordiali Saluti
Pesaro, addì 23 Luglio 2020.
Avv. Silvio Ulisse
“Se inviata a mezzo p.e.c. la firma è apposta digitalmente ad ogni effetto di legge.”
* * *
POSCRITTO: “Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista” - cit.
Note:
[1] Tribunale di Larino, Sezione Lavoro, proc. RG. n. 690/2015 – Sentenza n. 175/2016 pubbl. il 20/04/2017 (v. allegati);
[2] v. allegati;
[3] era il 17 marzo 2020, quando lo stesso Luciano, in un intervento in streaming nelle veci di Cassa Forense, comunicava agli iscritti, vantandosene, di aver telefonato “personalmente” ad “Intesa Sanpaolo” per far sì che gli iscritti in difficoltà della Cassa Forense potessero accedere a prestiti bancari agevolati. Palesando così di avere stretti rapporti col predetto istituto;
[4] a titolo esemplificativo e non esaustivo v. Corte di Appello di Lecce Sezione Lavoro n. R.G. 724/2015, sentenza n. 1057/2019 pubbl. il 13/12/2019: Cassa Forense (appellante) contro Equitalia Servizi di Riscossione e avv. Petraroli (appellati);
[5] v. art. 18 L. 247/2012 e sent. Cassazione n. 30571/2019;
Nunzio Luciano è già “automaticamente decaduto” dalla carica per incompatibilità ex art. 18 della legge 247/2012 e delle norme statutarie dell’Ente (v. lo Statuto di Cassa Forense e, ad esempio, il combinato disposto degli artt. 32 e 27 del medesimo: è lo stesso art. 32, al punto 3, che chiarisce coerentemente quanto già chiaro, ovverosia che l’articolo 27 dispone casi di “automatica decadenza”). E ciò in relazione alle posizioni rivestite (member board) già dal 2017 nei CDA nella TOTI HOLDING SPA di Roma e, poi, senza soluzione di continuità, nel 2019 della F2i SGR SPA di Milano con poteri di gestione “certificati” nella governance delle società citate.
Sul punto si è più volte espresso il Consiglio Nazionale Forense confermando che non è certo la rappresentanza della società che genera l’incompatibilità, né la possibilità di ricevere pagamenti da parte di terzi in nome della persona giuridica rappresentata, ma che il discrimine è l’attività gestoria, sia essa svolta individualmente (per delega) o collegialmente (CDA). Così nel parere del CNF n. 17 del 16 gennaio 2019 (richiesto dal COA di Roma) ed in quello n. 45 del 21 giugno 2017, in cui il Consiglio Nazionale Forense ha confermato l'incompatibilità in presenza di identici poteri gestori.
I poteri gestori certificati dalle visure di F2i sono conferiti a “tutti” i consiglieri “espressamente” e illimitatamente. Non servono quindi singole deleghe che nessuno per la predetta ragione può trovare. E la L. 247/2012 expressis verbis dichiara incompatibile con la professione forense la carica di “consigliere delegato di società di capitali, anche in forma cooperativa”.
E la stessa Cassazione ha affrontato il tema ribadendo con giurisprudenza costante anche circa gli effetti della incompatibilità di una eventuale delibera del Consiglio dell’Ordine di appartenenza del professionista che versi in tale stato e non ne deliberasse la cancellazione ritenendola: “tamquam non esset”.
La grave inerzia degli organi dell’Ente nell’applicare le norme ed allontanare il predetto Luciano, malgrado la documentata c.d. “automatica decadenza” di cui alle norme statutarie, ed i cui effetti sono la conseguente cancellazione con effetto retroattivo, ex tunc, dalla Cassa Forense e, pertanto, come se non fosse mai stato iscritto per gli anni 2017 2020, è dovuta unicamente al fatto che gli stessi organi dell’Ente sono a vario titolo compromessi (v. allegati);
[6] per la prorogatio avrà avuto il consenso dei Ministeri? Non è dato sapere. Ma nel caso si tratterebbe di qualcosa di interessante ed inspiegabile visto che una altra Cassa, l’Enasarco, in queste ultime settimane proprio per non aver provveduto al rinnovo delle cariche come per legge e Statuto dell’Ente ha rischiato un commissario ad acta per il voto mentre all’orizzonte si profila il rischio che le delibere adottate negli ultimi mesi siano passibili di danno erariale!
[7] v. a titolo esemplificativo e non esaustivo: Cassazione civile sez. lav., 20/05/2019, (ud. 08/01/2019, dep. 20/05/2019), n.13517;
[8] cfr. a titolo esemplificativo e non esaustivo Cassazione Penale, Sez. 6, Sentenza n. 23236 del 17/02/2016 Ud. (dep. 01/06/2016): le Casse previdenziali della L. 509/1994 sono dunque pubbliche amministrazioni ed ai loro presidenti correttamente riconosciuta la qualifica di pubblico ufficiale;
[9] interessanti e curiosi collegamenti riguardano tutti gli attori della vicenda Marando Nardi: proprio dalla vicenda che coinvolge l’ex presidente di ANM Palamara, prosciolto dall'accusa di corruzione, giunta alle cronache in queste settimane, che risulta avere il controllo di uno stabilimento vicino a Olbia attraverso il commercialista romano Andrea De Giorgio. Lo stesso De Giorgio avrebbe dichiarato di aver sottoscritto le quote di una società, la Kando Istana Beach (costituita per svolgere attività di bar e altri esercizi simili), per Palamara e di avere questa società con tale Federico Aureli e Federico Crotti. E proprio il secondo socio alla quale Palamara si rivolgeva lamentandosi della gestione del lido è proprio il “Federico Aureli” titolare di una concessionaria di moto su Roma il quale, dopo aver inizialmente negato ogni coinvolgimento dell’ex Anm, quando i pubblici ministeri gli contestano i messaggi scambiati proprio col Palamara e le molteplici telefonate a proposito del bar, cambia versione, ammettendo di essere a conoscenza che De Giorgio figurasse al posto di Palamara (cfr. sempre gli allegati).
Ebbene, tale Federico Aureli altri non è che nipote di Antonetta Aureli a sua volta cugina di Alessandra Magnante la quale aveva già quasi tutto lo stabile di via Ugo De Carolis 93 a Roma dal 1993. Al terzo piano fino a circa otto nove anni fa vi abitava nello stesso stabile Sveva Magnante, madre del dott. Aldo Avincola e marito di Antonietta Aureli la segretaria personale di Alberto Oliveti. Il dott. Avincola aveva un appartamento al quarto piano che utilizzava come studio medico anche se non avrebbe potuto (una delle innumerabili questioni che meriterebbero approfondimento nel mondo ENPAM che qui sarebbe eccessivo esplicitare nel dettaglio: basti dire che qualunque altro affittuario, come da contratto, sarebbe stato sfrattato su due piedi se solo avesse utilizzato l’immobile come studio medico ma quando si è ben inseriti in certi ingranaggi ovviamente tutto è permesso – v. allegati, foto dell’ASL Piazza S. Zaccaria Papa 1 di Roma, dove si evince chiaramente che in questo studio faceva il medico di base, dunque medicina convenzionata, in modo “illegale”). Il medesimo Avincola medico di medicina generale abita con la moglie Aureli all’attico della scala sempre in via Ugo De Carolis 93, al quinto piano interno 20: mantenendo però, sempre la Aureli, la residenza a Terrata di Golfo Aranci dove con i figli possiede altri immobili.
Sveva Magnante era la sorella di Romano Magnante della ditta Magnante in via Trionfale a Roma dove l’azienda si è trasferita nel 1966 facendone in pochi anni del centro ceramiche, come si legge dal sito web ufficiale un punto di “(…) una realtà imprenditoriale di alto livello, riferimento per tutti gli operatori del settore”. La cui figlia sessantenne è la succitata Alessandra Magnante.
Sveva Magnante è morta circa otto nove anni fa e l’appartamento è stato affittato alla più cara amica della Aureli, Lombardi G., sposata con tale dott. Di Carlo L. – medico – che ha una villa a Ostia.
Antonietta Aureli, da poco in pensione, ha una figlia nata dal primo matrimonio con un tale – e di cui gira voce che sia un soggetto poco raccomandabile – di Ostia che si chiama Giulia Moretti.
Questa figlia da molti anni abita in un grandissimo appartamento al piano terra con giardino in via Attilio Jerry Frigieri 172 ed allo stesso piano terra l’anno scorso era libero l’interno uno. Appartamento chiesto in affitto dalla dott.ssa Marando in quanto sfrattata ma che non gli fu concesso con la motivazione che lo stabile “era in vendita”. Invece poi l’appartamento viene affittato al suocero della succitata Giulia Moretti che adesso si ritrova con tutto il piano terra a sua disposizione: circa 300 metri quadri.
In via Attilio Friggeri 172 al primo piano vive anche la figlia di Alberto Oliveti e che parrebbe, come si evince dalla lettera inviata da Verona anche al Giudice Nardi, essere stata ristrutturata circa due anni fa completamente a spese dell’ENPAM a guida Oliveti.
Sempre a riguardo delle ristrutturazioni a spese di ENMPAM si evidenzia che circa 7-8 anni fa il succitato dott. Avincola lascia l’appartamento della scala B del terzo piano e si trasferì alla scala a quarto piano accanto alla dott.ssa Marando che abitava allo stesso piano e proprio sotto lattico della moglie Aureli. Anche questo appartamento è stato tenuto “fermo” appositamente per l’Avincola il quale non ha pagato il canone per circa due anni poi è stato ristrutturato parrebbe anche questa volta a spese dell’ENPAM. Le piastrelle e bagni e il resto dell’abitazione che ha a che fare con le ceramiche sono state comprate dalla cugina della ditta Romano Magnante ovvero da Alessandra Magnante.
Nel 2017 solito il gioco delle tre carte a regia ENPAM: Avincola comprò l’appartamento al posto della moglie all’interno 20 (il succitato attico) quindi la moglie Antonietta Aureli gli passò la casa e lei non comprò null’altro! Lo comprò il marito per lei mentre il suo appartamento, quello al quarto piano dove faceva lo studio medico – l’interno 16 accanto all’interno 15 in cui abitava la Marando – lo trasferì alla figlia Giulia Avincola. All’ASL ha sempre lasciato l’indirizzo di studio di via de Carolis (cfr. gli allegati).
In realtà questo studio al quarto piano – da non confondere con quello che in passato era al terzo era sì adibito a studio medico (v. ut supra) – in realtà era null’altro che uno studio fantasma perché l’Avicola il medico di base lo fa in quello che era il lavatoio condominiale che proprio sua moglie Aureli fece sventrare e “acquisì” accatastandolo come pertinenza dell’appartamento attico all’interno 20 e che fu al tempo anche oggetto di ispezione da parte del Giudice Nardi [Nardi fece fare molte verifiche. Una cosa impressionante. Interrogo tutti. Anche Oliveti e la Aureli e ovviamente è la Magnante. Fece un’inchiesta del costo di vendita degli appartamenti e il risultato fu a quanto pare sconvolgente: costi al metro quadro personalizzati. Alcuni pagarono moltissimo. Altri pochissimo per la stessa tipologia. Senza alcuna logica spiegazione. I tremila euro richiesti (cfr. sempre gli allegati) per il rogito da effettuare tramite Matranga (al tempo vice presidente della Cooperativa “Domus de Carolis”) erano legati probabilmente a fare prezzi diversi ma nessuno lo avrebbe mai potuto sapere. Si è saputo perché a seguito della denuncia della dott.ssa Marando un “magistrato onesto” aveva indagato con scrupolo e in maniera veloce e senza paura. Poi è storia che quel procedimento fu insabbiato e il Giudice Nardi arrestato]. Trasferendo il contratto di affitto alla figlia Giulia le è stata consentita la possibilità di acquistare l’immobile da ENPAM (v. allegati).
Quest’ultima parrebbe avere altri immobili con il fratello Luca, disoccupato, o ancor meglio studente a vita proprio di medicina avendo circa cinquant’anni, e la Aureli, a Terrata di Golfo Aranci. Dunque in Sardegna dove avevamo iniziato questa nota esplicativa.
Pertanto interessanti solo le connessioni con Flavio D’introno grande accusatore del Giudice Nardi. Sempre dalla cronaca e dalle registrazioni delle udienze del procedimento in corso a Trani presenti su Radio Radicale, infatti, si apprende che Flavio D’introno aveva raccontato di aver conosciuto proprio durante degli incontri a Roma – città che era ed è solito frequentare per lavoro – l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara e l’allora sottosegretario Luca Lotti ovvero grazie, come egli dichiara: “(…) a miei clienti di piastrelle persone facoltose che stanno a Roma”. All’epoca l’imprenditore vendeva rivestimenti.
Considerato il suo lungo curriculum poco avvezzo alla legalità – sicuramente noto alle Autorità – e in cui spicca anche una recente condanna della Cassazione con pena definitiva a 5 anni e mezzo di reclusione per usura ai danni di diversi commercianti è tutt’altro che campata per aria l’ipotesi e possibilità che lo stesso, particolarmente portato a delinquere, abbia profittato di vicende “di per sé vere” nella quale avrebbe inserito, artificiosamente, il Giudice Nardi.
Anche dall’udienza del 6 luglio scorso, presente su Radio Radicale, in particolare dalla testimonianza del teste Santoniccolo Saverio si evincerebbero i traits d'union tra i Magnante e D’Introno;
[10] “OGGETTO: nota Avv. Ulisse del 16 aprile 2016 e nota della Direzione Generale Politiche Previdenziali e assicurative n. 0010837 del 2/08/2016.”;
[11] davvero curioso che il prezzo agevolato indirizzato dalla Conit-Enpam ad una inquilina ivi residente da vent’anni, medico e socia della cooperativa per acquisto dell’immobile quale prima casa, fosse di € 327.471,22. Mentre il costo – inferiore – sostenuto il 28 Marzo 2017 da Alessandra Magnane € 310.653,93.
319.653,93 la cifra rifiutata che l’inquilina dott.ssa Marando avrebbe pagato: l’esistenza dell’atto di manifestazione della volontà di acquisto e prenotazione dell’unità immobiliare venivano documentati dalla stessa ENPAM.
Dunque ingiustificabile la discriminazione tra chi abitava l’immobile da decenni e una – almeno in apparenza – perfetta estranea. Ed ancora curioso che dopo aver sfrattato la “scomoda inquilina” l’appartamento sia stato poi affittato. Come parimenti curioso che successivamente all’archiviazione da parte del GIP Valerio Savio copie del dispositivo – fatti tutti documentabili – vennero imbucate da persona anonima nelle cassette delle lettere dei condomini di via De Carolis con una scritta autografa che appare ancora oggi come sberleffo: “Giustizia è Fatta”. La quale oggetto di studio da parte dello scrivente potrebbe – come ancora oggi una perizia calligrafica potrebbe accertare – corrispondere alla calligrafica della stessa “acquirente”: estranea al procedimento ma non certo disinteressata alla vicenda: la Magnante cugina della Aureli;
[12] L’archiviazione riguardava l’imputazione per cui era stata già chiesta la fissazione dell’udienza per il processo immediato. Cosa mai successa nella storia giudiziaria italiana! dopo le recenti cc.dd. innovazioni. Un vero e proprio scippo fatto al Tribunale con la nuova – ed anomala – richiesta di archiviazione che sostituisce la richiesta di procedimento fatta al Tribunale prima dal dott. Nardi e poi sollecitata persino dall’allora Procuratore capo dott. Pignatone. Perché così si sottrae al Tribunale quello che doveva essere un “dovere già evaso” dallo stesso da ben “otto mesi”.
La richiesta di giudizio immediato da parte del P.M Nardi è del 12 aprile 2018, con invio dei fascicoli al Tribunale affinché vista la particolare consistenza e gravità provvedesse alla immediata indicazione della data per l’avvio. Seguita, “sei mesi dopo”, da una relazione dove si sollecitava il Procuratore capo dott. Pignatone a sollecitare a sua volta il Tribunale per la fissazione della data di udienza nei confronti di Oliveti, Aureli e Cremonini; facendosi altresì presente sulla base di quello che aveva scritto l’avvocato Lupis e sulla base delle interrogazioni parlamentari sin dal 2012 del senatore Lannutti, che vi erano le condizioni per avviare immediatamente un procedimento per reati associativi. Come d’accordo con quanto documentato dall’avvocato Lupis, dichiarò di essere alche il procuratore aggiunto della materia dott. Cucchiari che si allega e che come si vede è firmata dal dott. Cucchiari – sostituto procuratore anziano – e dallo stesso Pignatone;
[13] v. atto Senato interrogazione a risposta scritta 4-07359 di giovedì 26 aprile 2012, seduta n.716 nonché https://youtu.be/CmIXfproNWM .
* * *
Seguono allegati:
 Allegato n. 1, CASSA FORENSE nr. 98 (novantotto) pagine;
 Allegato n. 2, ENPAM nr. 103 (centotre) pagine;
“seguono il discorsivo comprese le note esplicative”.

Gli allegati al momento non sono disponibili ma sono stati consegnati ai Carabinieri di Pesaro oggi insieme all'esosto/denuncia e ai vari. destinatori

NDR: La redazione riceve dall'Avvocato Sivio Ulisse questa documentazione e come la riceve così la pubblica.