sicilia e calabria costeReggio Calabria. Sabato mattina 5 ottobre 2013 il Giornalista Francesco Gangemi si è visto arrivare in casa un drappello di militi. Militi che, gentili per carità, con grande garbo lo hanno condotto in carcere. In quel carcere dove lui non ci sarebbe mai dovuto entrare stando ai fatti e alle carte. Ma evidentemente le carte si incartano e succede che il mazzo si smazza e le procure da Catanzaro a Catania fanno le capriole. E il giornalista dottore Francesco Gangemi, reo di non mandare niente a dire dai picciotti ai collettini inamidati, si è guadagnato il carcere.
Già nel novembre 2004 lo avevano condotto nel penitenziario, senza olio nè sale. Distruggendo la redazione del DIBATTITO in via Santa Caterina e quello che ricordo di quello scempio in seguito a perquisizione, furono immagini terribili di uno studio devastato. Erano passati gli Unni e i Vandali insieme. Da quell'arresto il Giornalista uscì malato ma fu assolto, dopo anni e processi, con formula piena dei reati contestati. Francesco, più determinato che mai ricostruì il giornale straletto non solo in quel lembo di terra malata qual'è il Sud e la costa ionica calabrese in particolare, ma in tutto il mondo grazie anche alla diffusione via internet. E continuò le sue battaglie solitarie perché nessuno osa mettersi “contro”. La vita diventa difficile. Si tiene famiglia. Ma anche Francesco Gangemi tiene famiglia ma è più forte la spinta ad andare a cercare la verità. Ad aiutare chi non ha voce. Certo in trentanni di professione talvolta ha avuto delle fonti che poi si sono rivelate di cera, ma chi mai nella propria vita ha incontrato persone sempre affidabili e oneste? Quante volte siamo stati traditi nella nostra buona fede?
Ebbene ormai una settimana fa con un “Provvedimento di esecuzione di pene concorrenti con contestuale ordine di esecuzione per la carcerazione” del Procuratore Generale della Procura Generale di Catania – Ufficio esecuzione penale – veniva privato della sua libertà e condotto in cella dove tutt’ora si trova.
Ho preparato un video amatoriale con i due servizi del TGR Calabria andati in onda domenica 6, il giorno dopo l’arresto del giornalista e lunedi 7 ottobre 2013 alle ore 19 e 30. Vengono dette molte inesattezze perché molte inesattezze sono riportate nel provvedimento di esecuzione all’arresto. Provvedimento in quattro pagine già pubblicato in un articolo dal figlio del giornalista, Maurizio, giornalista anch’egli, il giorno stesso dell'arresto del padre, 5 ottobre, sul suo giornale online "Il Reggino". Articolo che troverete anche su questo nostro giornale. Il titolo è " Reggio di Calabria: arrestato il pericolosissimo giornalista Francesco Gangemi".

Nel video che ho montato con i videoclip dei due TGR Calabria del 6 e 7 ottobre corrente, riguardanti l’arresto del giornalista, ho inserito delle didascalie che vi prego vi soffermiate a leggere. Se scorrono veloci fate "fermo immagine". A seguire l’articolo piuttosto esaustivo del giornalista Gianpaolo Iacobini del “Il Giornale” che ha sentito, prima di scrivere il suo servizio, il difensore del giornalista,  l'avvocato Giuseppe Lupis del Foro di Locri. Mi dispiace molto che questo pezzo sa stato pubblicato a pagina 23, uno schiaffo. E’ come dare la carota e il bastone. La verità si, ma in fondo al giornale. Ci si è lavati la coscienza e non si è dato tanto nell’occhio. Vabbè, siamo abituati. Mica tutti hanno la stoffa e il coraggio del dr. Gangemi. I nostri complimenti vanno al bravo giornalista Iacobini, le nostre critiche alle maestranze de “Il Giornale” che hanno riservato ben altri spazi ad Alessandro Sallusti, che il carcere manco lo ha visto. Qualche giorno agli arresti domiciliari non in una favelas attorneato da mosche e zanzare, ma in una casa che  definire casa è riduttivo. Direi palazzetto. A Milano, non Africa centrale arida e nera. Con palestra e piscina. Siamo felici per lui ma avremmo desiderato maggiore considerazione per un collega sbattuto in carcere innocente per le accuse a lui mosse e per le quali sbattuto in carcere. E si sa che le carceri italiane sono lo scandalo nello scandalo italiano, tanto sono sporche, sovraffollate, con una promiscuità con gente malata sia di testa che nella carne. Ma per Alessandro Sallusti, che stimo peraltro come giornalista e per il quale io e Gangemi stesso ci siamo battuti con i nostri giornali per il suo scandaloso arresto ( ai domiciliari per due o tre giorni finchè Grazie del presidente Napolitano non è intervenuta in suo soccorso. Grazia non cercata da Sallusti ma ricevuta "d'ufficio". Mi dispiace che in questa vicenda il Dr. Sallusti sia latitante, come tanti, quasi tutti i suoi pregiati colleghi d.o.c..  E' stato fatto tanto di quel can can per lui dai giornali "che contano" che è stato graziato subito. Lui, giovane e forte. Il nostro giornalista invece ha superato i 79 anni e ha tali e tante patologie che un medico poco poco con una preparazione sufficiente, non eccellente, capirebbe al volo che deve stare in ambiente protetto e non in una cella… Ma ci vogliono ore o giorni per leggere le cartelle sanitarie e partorire una decisione. Scarcerarlo e inviarlo a casa sua! L’occhio clinico pare sia andato in casa di riposo. Per alcuni. Per altri invece sani come delfini, improvvisamente starnutiscono e immediatamente spediti al loro domicilio  col biberon. Bah valli a capire…


Ecco il video con all’inizio le considerazioni annunciate. A seguire l'articolo di Gianpaolo Iacobini pubblicato su "Il Giornale" in stampa ieri, 10 Ottobre 2013.
ARTICOLO CHE VI CONSIGLIO DI LEGGERE ATTENTAMENTE SE VOLETE CONOSCERE BRANDELLI DI VERITA'! IL PERCHE? DAL TITOLO: Cronista in cella per gli errori della Procura CHE GIANPAOLO IACOBINI HA VOLUTO DARE E'GIA' DI PER SE' UN ATTO D'ACCUSA

Ernesta Adele Marando



Ecco ora l'articolo di Gianpaolo Iacopino pubblicato su "il Giornale" dove si potranno trovare delle notizie attendibili. Il giornalista, che mercoledi ha contattato  il difensore di Francesco Gangemi, l'avvocato Giuseppe Lupis, riporta alcune note chiarificatrici che smentiscono delle asserzioni gravi del provvedimento di esecuzione della condanna col carcere. Non doveva essere arrestato! Stare in Italia fa paura!!!

Malagiustizia Il caso di Francesco Gangemi

Il caso di Francesco Gangemi: il 79enne ha chiesto misure alternative, ma i giudici hanno ignorato l'istanza
Gianpaolo Iacobini - Gio, 10/10/2013 - 09:14
Il Giornale.it


" Cronista in cella per gli errori della procura "

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Non doveva finire dietro le sbarre Francesco Gangemi, direttore del mensile Il Dibattito. Non poteva. Lo grida il suo avvocato, Giuseppe Lupis, mostrando le carte che smontano l'ordine di carcerazione che tiene in guardina il giornalista reggino a dispetto dei suoi 79 anni e di condizioni di salute che definire precarie sarebbe un eufemismo: un cuore che batte solo perché sospinto da 4 by pass, un corpo scosso dai fremiti del Parkinson, la chemio che ha portato via pezzi di prostata e di fegato.

Un uomo così, dichiarato invalido al 100%, è in prigione da cinque giorni. A saldare un debito con la giustizia fatto di sentenze di condanne per diffamazione, riportate nell'esercizio d'una professione giornalistica lunga 30 anni.

Ma i conti, si scopre ora, non tornano. Cominciando dalla fine, dal provvedimento restrittivo firmato dalla Procura generale catanese: Gangemi viene spedito in galera per scontare due anni di reclusione, rispetto ai quali, si legge nell'atto, ha omesso di chiedere misure alternative. Ma non è così: il 14 novembre il Tribunale di sorveglianza di Catanzaro discuterà l'istanza in tal senso avanzata dai suoi difensori nel 2012, dopo un avviso di cumulo di pena notificato dalla Procura di Cosenza.
Un'udienza fissata da mesi, ma sconosciuta alla magistratura etnea. «Non è l'unica incongruenza - spiega l'avvocato Lupis - che ci ha portati a chiedere l'annullamento dell'ordine di carcerazione: non abbiamo mai ricevuto alcun avviso del nuovo cumulo né dell'ultima sentenza passata in giudicato, sulla scorta della quale la Procura catanese si ritiene competente quale giudice dell'esecuzione della pena, sovrapponendosi ai suoi colleghi cosentini».

Non bastasse, nella lista delle pendenze irrevocabili figura pure una pronuncia del maggio 2012, oggetto però di un processo d'appello ancora in corso. Questioni pesanti come macigni, che passano quasi in secondo piano di fronte alla fermezza di Gangemi. I legali hanno presentato richiesta di scarcerazione per motivi di salute, ed il Tribunale di sorveglianza di Reggio Calabria ha disposto l'acquisizione delle cartelle cliniche, con inevitabile allungamento dei tempi. Ma il direttore de Il Dibattito sembra assistere impassibile al vortice giudiziario che lo ha risucchiato. «L'ho incontrato martedì in carcere», racconta ancora Lupis. «Sta male ma non ha perso dignità di fronte ad una storia che nasce dalla volontà di togliere di mezzo l'unico foglio veramente libero della città». La sua vicenda, ignorata dall'Ordine dei giornalisti, resta indifferente alla politica, «che magari starà festeggiando», ironizza il figlio Maurizio, «visto che papà non ha mai avuto un occhio di riguardo per nessuno».

Franco Corbelli, leader del movimento Diritti Civili, per Gangemi ha chiesto la grazia. La famiglia ringrazia, ma boccia l'ipotesi. E l'interessato, tramite il suo difensore, respinge l'offerta: «Coprirebbe illegalità che io non ho mai commesso», manda a dire. Perché lui non si ritiene un criminale, ma un giornalista. Un altro di quelli che l'Italia ha sbattuto al fresco, alla faccia della libertà d'opinione.

Gianpaolo Iacobino da "il Giornale.it "