Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale
bruno contrada"... Contrada era un ostacolo da rimuovere per vincere l’appalto della gestione dei pentiti  di mafia, iniziata male già nel 1984 dopo il varo della legge apposita e dopo i "proto-pentimenti" di Totuccio Contorno, Antonino Calderone e don Masino Buscetta.
Erano gli anni dei professionisti dell’Antimafia (definizione di Leonardo Sciascia, nda) e dei sociologi alla Pino Arlacchi che costruivano le proprie immeritate fortune con i libri basati sui verbali dei pentiti che avevano in parte "convinto a pentirsi….”.
... CONTRADA non era funzionario che potesse essere preso in giro da pentitisti associati a delinquere e dai loro burattinai. Da funzionario onesto e preparato, perseguì i vari MUTOLO, CANGEMI, MANNOIA, MARCHESE per i delitti che commettevano anche dopo avere fatto professione di pentimento con accuse false, come quelle a Giulio Andreotti, Corrado Carnevale e gli altri nemici dei professionisti dell’antimafia. Professionisti che sul fronte di un’antimafia d’accatto fiancheggiavano l’azione per sovieticizzare l’ITALIA. CONTRADA per questo doveva essere eliminato.
E lo è stato per cinque lustri, mentre si verifica(va) lo scempio inflitto alla Giustizia. La storia della sua condanna “definitiva” potrà essere scritta nel processo di revisione della sentenza che la contiene...

IN ATTESA DELLE LEGGI CHE LA MAGGIORANZA DEL NUOVO PARLAMENTO DOVRA’ IMMEDIATAMENTE VOTARE PER FAR CELEBRARE NUOVI PROCESSI PER I CITTADINI CONDANNATI DA PENTITISTI ASSOCIATI A DELINQUERE "Il  DIBATTITO-news " SOLLECITA QUELLE LEGGI DOCUMENTANDO GLI SCEMPI COMPIUTI CON LA CONDANNA DEL DR. CONTRADA IN NOME DEI PENTITISTI.

Bruno CONTRADA, al giornalista Gianluigi NUZZI, inviato di Panorama che lo intervistò dopo lo scempio della Giustizia prostituita ai pentiti con la sua condanna, ricordò come se avesse avuto seguito quanto egli aveva denunciato nel 1973, trentacinque anni fa, la Storia d’Italia e della Sicilia avrebbero avuto un altro sviluppo. Il giornalista, come altri in realtà poco informati dell’uso che del pentitismo è stato fatto, nel porre la domanda aveva sottolineato come i collaboratori di giustizia siano stati fondamentali nella lotta alla mafia.


A tale domanda-affermazione il Dr. Contrada rispose, forte della sua dolente esperienza, che "Infatti non è un problema di pentiti, ma di chi ne ha manovrati in qualche occasione. E poi, per dirla tutta, le prime dichiarazioni di un pentito di mafia le ho raccolte proprio io nel lontano 1973. Erano quelle di Leonardo Vitale, che venne poi ucciso nel 1984".

Chi s’è data la pena di seguire il processo a Bruno CONTRADA sa come siano stati manovrati e  accreditati i pentiti, usati come una lupara giudiziaria caricata a calunnie invece che a pallettoni. Ragazzini che in quinta elementare avessero fatto un normale corso di analisi logica, a conoscenza di come a formulare le accuse contro il Cittadino CONTRADA sono stati sedicenti pentiti dopo che erano stati scoperti, arrestati e consegnati alla giustizia proprio da Bruno CONTRADA, si sarebbero posti il problema della credibilità delle accuse formulate e le avrebbero sottoposte, come all’epoca suggeriva ( ci piacerebbe poter dire che imponeva, ma non fu così ) la Corte Suprema di cassazione del Presidente Corrado CARNEVALE, alla verifica del valore intrinseco ed estrinseco.

La Corte Suprema specificò come si dovesse verificare il valore intrinseco delle accuse con riferimento alla personalità del soggetto che le rendeva, alle condizioni in cui erano rese, alla coerenza, logicità e conferma nel tempo. E per quanto riguardava il valore estrinseco delle dichiarazioni accusatorie era indispensabile verificare se fossero o meno confermate da elementi oggettivi di riscontro. Con quell’insegnamento la Corte Suprema e il Presidente CARNEVALE difesero la Libertà degli italiani per un decennio e impedirono che la Giustizia fosse prostituita ai pentiti. Poi l’azione criminale di chi nel crollo dei valori di Giustizia e Libertà in ITALIA sperava di instaurare un proprio potere sovieticizzante, preparò e portò a compimento, nel decennio successivo, lo scempio peggiore che la Giustizia di un Paese civile abbia mai subito, prostituendola, per conseguire quel fine, a bande di pentitisti associati a delinquere, partendo proprio dall’incriminazione del Presidente CARNEVALE e di Giulio ANDREOTTI per concorso esterno in associazione mafiosa; e quindi di Bruno CONTRADA.

Il PARLAMENTO non solo fu annichilito dalla virulenza di un’azione politico-criminal-giudiziaria portata avanti con la criminalizzazione e talvolta anche l’eliminazione fisica (suicidi auto o etero eseguiti) di Uomini politici, Magistrati, Funzionari di Polizia, amministratori e proprietari di aziende, Avvocati che avevano il coraggio di denunciare quegli scempi, ma arrivò al punto di offrire supporto legislativo all’azione criminale per spostare in ITALIA il potere verso un modello sovietico quando quel sistema di potere era crollato, dopo ottant’anni, proprio e persino nell’Unione Sovietica. Con una complicità ulteriore a sostegno di quel tentativo di presa di potere furono perseguitati tutti coloro che ebbero il coraggio di denunciare quel che accadeva, con un gioco infame che da una parte vide chi ( per fare un esempio, l’ On. Vittorio SGARBI negli anni novanta ) denunciava la violazione dei diritti civili in ITALIA querelato da chi quelle violazioni perpetrava a livello giudiziario, e dall’altra liquidazioni di “danni all’immagine” inesistenti per centinaia di miliardi da parte di volenterosi colleghi dei querelanti con funzioni giurisdizionali.

In parte è quanto ha raccontato il giornalista e scrittore, oltre che senatore della Repubblica Lino JANNUZZI evidenziando come “…Bruno Contrada(era) stato il più famoso poliziotto di Palermo, la memoria storica della lotta alla mafia, uno spietato cacciatore di mafiosi, quando non c'erano ancora i 'pentiti' e le intercettazioni ambientali, quando bisognava sporcarsi le mani con i 'confidenti', rischiando ogni giorno la vita e l'onore: ogni giorno si poteva venire uccisi dalla mafia assieme al confidente, o venire disonorati dall'antimafia con l'accusa di essere il confidente del confidente.

Gianni De Gennaro ha fatto fuori Contrada quando questi era già passato al SISDE e aveva preparato, per incarico del governo, il progetto di trasformare il servizio segreto civile in una direzione antimafia. De Gennaro, allora dirigente della Squadra Mobile, aveva un altro progetto, caro a Luciano Violante, ai giustizialisti del PCI e ai magistrati professionisti dell'antimafia, quello di organizzare la DIA, una direzione antimafia svincolata dai servizi, dalla stessa direzione generale della Polizia e dal governo: quella che presto Francesco Cossiga avrebbe definito, chiedendone la soppressione, 'la nostra polizia politica, la nostra OVRA, la nostra GESTAPO, il nostro KGB',…”.

E quanto denunciato dai Senatori COSSIGA e JANNUZZI trova puntuale riscontro nelle risposte date da Bruno CONTRADA all’inviato di PANORAMA quando ricorda che “…il 'pentito' Giuseppe Marchese è quello che parla della mia presunta soffiata a Riina. Ma cambia versione: prima dice che Riina aveva lasciato il suo nascondiglio, la villa di Borgo Molara, perchè temeva agguati nella guerra di mafia, poi cambia versione e dice che fui io ad avvisare Riina. C'era un suggeritore. Marchese era gestito dalla DIA. La mia storia è tutta così. Come nel caso di Marino Mannoia. (...) Questi sono i pentiti. Spesso portatori di menzogne. Spesso manovrati".
E ricorda ancora che anche a non voler assegnare alcuna responsabilità il dato oggettivo vide la D.I.A. di Gianni De Gennaro denunciare Bruno CONTRADA quando “…la DIA era agli inizi della sua formaziona, andando a sovrapporsi con il SISDE dove io lavoravo. La DIA nacque proprio nel momento in cui il SISDE, tramite il sottoscritto, stava attivando un processo di riconversione delle funzioni, all'epoca quasi esclusive, di antiterrorismo politico in funzioni di anticriminalità organizzata. Su sollecitazione del governo, si avviò un programma di riconversione parziale. Io, essendo l'unico alto in grado con esperienza di lotta alla mafia, dovevo costituire dei nuclei anticrimine nei centri SISDE del Sud Italia: Palermo, Catania, Bari, Napoli, Reggio Calabria. Avevo costituito anche un gruppo di lavoro per la cattura di Bernardo Provenzano... "

Insomma, questa riorganizzazione andava a coincidere con la nascita della DIA, che aveva proprio le stesse funzioni specifiche. (...). Nel corpo dell’intervista CONTRADA aggiunse che “…con Gianni De Gennaro non ci fu alcuna questione personale. Con lui ebbi pochissimi rapporti di lavoro quando ero a Palermo e lui a Roma, entrambi a capo delle rispettive Squadre Mobili. Ma non è stata una lotta di persone quanto di organismi. Con De Gennaro io non ho mai avuto nulla da ridire, nè lui ha mai detto niente contro di me.”
Resta il fatto che, come ebbe a scrivere Dimitri Buffa nel suo blog su Internet il 2 gennaio 2008, pur senza inquadrare esplicitamente il tutto nella manovra postuma filosovietica ma attuale di autopromozione di un potere sovietico in ITALIA che abbiamo evidenziato, le azioni contro Bruno CONTRADA coincisero “… con l’istituzione dei tanti corpi speciali quali GICO (il Gruppo Investigativo sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, nda), SCO (il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, nda), DIA (la Direzione Investigativa Antimafia, braccio operativo della DNA, la Direzione Nazionale Antimafia, voluta da Giovanni Falcone, che si articola nelle varie DDA, ossia le Direzioni Distrettuali Antimafia esistenti presso ogni Procura della Repubblica, nda), che già si affiancavano almeno a tre armi, la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza, per non parlare dei servizi di intelligence, due, SISDE (Servizio Investigativo per la Sicurezza Democratica, ossia il cosiddetto servizio segreto civile, nda) e SISMI (Servizio Investigativo per la Sicurezza MIlitare, ossia il cosiddetto servizio segreto militare, nda) istituzionali, e decine, quelli di Marina, Aereonautica, Esercito, da sempre di fatto esistenti. All’epoca, per fortuna, non esistevano ancora gli spioni privati come quelli ingaggiati e lautamente pagati da Telecom, ma bastavano e avanzavano quelli sopra citati.

Contrada era un ostacolo da rimuovere per vincere l’appalto della gestione dei pentiti di mafia, iniziata male già nel 1984 dopo il varo della legge apposita e dopo i "proto-pentimenti" di Totuccio Contorno, Antonino Calderone e don Masino Buscetta.

Erano gli anni dei professionisti dell’Antimafia (definizione di Leonardo Sciascia, nda) e dei sociologi alla Pino Arlacchi che costruivano le proprie immeritate fortune con i libri basati sui verbali dei pentiti che avevano in parte convinto a pentirsi….”.

CONTRADA non era funzionario che potesse essere preso in giro da pentitisti associati a delinquere e dai loro burattinai. Da funzionario onesto e preparato, perseguì i vari MUTOLO, CANGEMI, MANNOIA, MARCHESE per i delitti che commettevano anche dopo avere fatto professione di pentimento con accuse false, come quelle a Giulio Andreotti, Corrado Carnevale e gli altri nemici dei professionisti dell’antimafia. Professionisti che sul fronte di un’antimafia d’accatto fiancheggiavano l’azione per sovieticizzare l’ITALIA. CONTRADA per questo doveva essere eliminato. E lo è stato per cinque lustri, mentre si verifica(va) lo scempio inflitto alla Giustizia. La storia della sua condanna “definitiva” potrà essere scritta nel processo di revisione della sentenza che la contiene.

E’ per questo che insisteremo nel sollecitare il nuovo PARLAMENTO a votare subito la Legge che consenta la revisione speciale delle sentenze emesse come contributo per la programmata sovietizzazione dell’ITALIA attraverso la prostituzione della Giustizia ai pentiti come la vicenda CONTRATA e migliaia di altre dimostrano.
Vicende per le quali non si invoca alcuna grazia, amnistia o condono, ma solo un processo giusto nel rispetto dell’insegnamento della Corte Suprema e delle regole contenute nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, trascritta, sia pure approssimativamente, nell’articolo 111 della Costituzione solo nel 1999, con la legge Costituzionale n. 2, quarantacinque anni dopo la Convenzione ( 1955 ) a conferma del fatto che i processi svoltisi in ITALIA per tutto quel tempo furono illegali.
E continuano a esserlo oggi quando, come nella maggior parte dei casi ( vedi, ad esempio, come abbiamo pure evidenziato, il processo di LOCRI contro Alessando e Giuseppe MARCIANO’ ) i processi si continuano a svolgere in nome di pentitisti associati a delinquere. E occorre fare in fretta questa Legge se non si vuole tradire le speranze dei Cittadini che hanno votato il Popolo della Libertà fidandosi dell’impegno di ripristinarla. Anche contro pentitisti e burattinai di pentitisti prima che si possano riorganizzare.

Falco Verde

Giornale online iscritto il 2/05/2008 al n. 184/2008 del Registro di Stampa del Tribunale Civile di Roma.
Direttore Ernesta Adele Marando. Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.