Atto d'accusa contro ogni forma di ingiustizia - Giornale periodico on line a carattere politico e culturale
falsoLa Gazzetta del Sud fa disinformazione scrivendo di “calunnia” a fronte di una giustizia deviata.  Da nessun accertamento “ è emerso che la pistola di cui fu trovato in possesso Lupis era di proprietà di una cliente dell’avvocato, Enrichetta Lucifero consegnata al penalista dalla Lucifero …”come scrive il cronista della Gazzetta

Il 7 Dicembre 2010 la Gazzetta del Sud ha riportato la notizia sintetizzata nel titolo di un articolo: “CATANZARO “apprezzamenti” sull’operato del sostituto - Calunnia al p.m. Francesco Mollace / L’avv. Lupis condannato a tre anni.”.
In fondo all’articolo viene pubblicato il testo integrale dell’articolo di g.m. per consentire la verifica delle falsità evidenziate.

La Gazzetta non  rispetta la verità nella diffusione della notizia. Già nel titolo. Si indica l’“avv. Lupis condannato a tre anni” per “calunnia al p.m. Francesco Mollace” consistita  in “apprezzamenti” sull’operato del sostituto”.
E’ il primo falso anche se virgolettato.
L’avv. LUPIS non ha mai fatto “apprezzamenti” sull’operato del sostituto Mollace. Ne ha chiesto la sostituzione denunciandone l’inidoneità a svolgere le indagini con una regolare istanza al capo dell’ufficio in cui il sostituto MOLLACE lavorava.
L’articolo ha riportato la notizia vera ( “Lupis condannato a tre anni”) e l’ha contornata da una serie di falsi.  Il primo : “La vicenda giudiziaria è scaturita dalla querela presentata dal dott. Mollace in seguito alle dichiarazioni fatte dall’avv. Lupis a commento del suo arresto avvenuto all’aeroporto dello stretto..”.

Il dott. MOLLACE non ha mai presentato una querela. E l’avv. LUPIS non ha mai “fatto” dichiarazioni.
Dopo due giorni dal suo arresto, avvenuto l’11 Gennaio 2004 all’aeroporto di REGGIO CALABRIA, il 13 Gennaio 2004, inviò dal carcere un’istanza al capo dell’ufficio del dr. MOLLACE chiedendone la sostituzione per incapacità a svolgere le indagini perché il dr. MOLLACE, nei due giorni trascorsi, non aveva provveduto a interrogarlo e non aveva ancora inviato il fascicolo al giudice delle indagini preliminari per l’interrogatorio. Il secondo falso è nella seconda colonna: “Dagli accertamenti è emerso che la pistola di cui fu trovato in possesso Lupis era di proprietà di una cliente dell’avvocato, Enrichetta Lucifero, consegnata al penalista dalla Lucifero…”.

E’ un falso ancora più insinuante del precedente.
Perché gli “accertamenti” sulla proprietà dell’arma sono ancora in corso dinanzi al Tribunale di CATANZARO ( procedimento 52/09 R.g.trib.CZ). E proprio all’udienza dell’1 Dicembre 2010 ( sei giorni prima della condanna di Lupis per “calunnia” ) è emerso che quelli indicati dalla Gazzetta come “accertamenti” consistono solo nelle dichiarazioni di due avvocati, già difensori  della Contessa LUCIFERO.

Uno di costoro, dopo che l’altro aveva  sottratto alla Contessa la somma di 102.350.000, il 24 Ottobre 2001  minacciò di dichiararsi testimone oculare accusando la Contessa di avere detenuto una pistola con la quale voleva “sparare a Curcio” (sostituto “antimafia” a CATANZARO)  se avesse richiesto la restituzione della somma sottrattale. E lo ha confessato proprio all’udienza del 1° Dicembre. Contro lo stesso soggetto la procura della Repubblica presso il Tribunale di CATANZARO ha avviato due procedimenti penali per calunnia, falsa testimonianza e diffamazione ai danni della Contessa LUCIFERO.

Il terzo falso
è nella reiterazione dell’affermazione che l’avv. LUPIS “ Successivamente, ritornando sull’argomento, aveva rivolto pesanti apprezzamenti sull’operato del sostituto procuratore Francesco Mollace il magistrato che aveva coordinato le indagini della polizia in occasione del suo arresto. In sostanza, il penalista aveva affermato che il provvedimento che l’aveva privato della libertà era stato ordinato nel quadro di un complotto finalizzato a favorire alcuni magistrati.”. Come evidenziato Lupis ha solo richiesto la sostituzione al MOLLACE al capo dell’ufficio di quest’ultimo segnalandone l’inidoneità.

E lo stesso dott. MOLLACE, deponendo come teste all’udienza del 17 Maggio 2010, l’ha riconosciuta. Ha infatti confessato che informato dell’arresto di un Cittadino per porto d’arma all’aeroporto, non diede alcuna disposizione e continuò a vedere le partite in televisione. Che non svolse quindi alcuna indagine e, sulla base di atti inviatigli da MILANO, passò il fascicolo relativo al ritrovamento dell’arma all’aeroporto a CATANZARO.

Senza svolgere alcuna indagine sull’estorsione operata ai danni della Contessa LUCIFERO in cui si minacciava appunto di additarla assieme a Lupis come in possesso di un’arma il 24 Ottobre 2001. Nessuna meraviglia quindi che quell’arma, sulla quale non è stata svolta nessuna indagine, sia comparsa all’aeroporto di REGGIO CALABRIA e attribuita a Lupis nell’imminenza del rinvio a giudizio del sostituto “antimafia” di CATANZARO, CURCIO, due anni e due mesi dopo, l’11 Gennaio 2004.

Nessuna meraviglia che  nell’occasione il p.m. MOLLACE non abbia svolto e non abbia disposto nessuna indagine. Come ha confessato candidamente, sotto giuramento, il 17 Maggio 2010. Ha ammesso la sua inidoneità a svolgere indagini non avendo provveduto a fare compiere alcun accertamento sull’arma di cui gli era stato segnalato il rinvenimento e le proteste di estraneità del Cittadino LUPIS cui se n’era attribuito il possesso. La polizia, ritenendo che non sia suo compito interessarsi di quanto sostiene l'arrestato in sua difesa, non si premurò affatto di controllare se si rilevassero impronte digitali sull'arma e sulle cartucce né di sottoporre a sequestro i filmati delle telecamere nel periodo indicato dal legale fermato. Ma la direzione delle indagini spetta, secondo il codice attuale, a un magistrato del pubblico ministero, la cui indipendenza e imparzialità è garantita dalla Costituzione, e non alla polizia dipendente dal potere esecutivo. Lo stesso procuratore della Repubblica non si preoccupò affatto di far eseguire immediatamente le indagini necessarie. Non fece  eseguire gli atti di indagine minimi sulla provenienza della pistola (10 secondi) e di rilevamento delle impronte (10 minuti) e se qualcuno avesse preso visione delle registrazioni delle telecamere (un'ora al massimo, immaginiamo). Da qui la richiesta di sostituzione del dott. MOLLACE per l’inidoneità. Ammessa dallo stesso. E per cui s’è condannato per “calunnia” l’avv. LUPIS. A CATANZARO. Sede del p.m. “antimafia”  CURCIO e dei due avvocati estortori. Tutto ciò viene falsato dalla Gazzetta del Sud nell’articolo in cui ha dato la notizia della condanna per “calunnia”. Falsando i risultati degli accertamenti in corso sull’arma. Per intimorire il giudice che li sta svolgendo? Lo sapremo presto.

Riportiamo l’articolo di g.m. pubblicato il 7 dicembre 2010 sulla Gazzetta del Sud all’indomani della sentenza emessa a Catanzaro da Antonio Rizzuti:
titolo:“CATANZARO“apprezzamenti” sull’operato del sostituto Calunnia al p.m. Francesco Mollace / L’avv. Lupis condannato a tre anni.
CATANZARO. Tre anni, 12.000 euro di risarcimento e 6.000 euro di spese processuali. E’ questa la sentenza emessa nel tardo pomeriggio di ieri dal giudice monocratico del tribunale di Catanzaro, Antonio Rizzuti, (cancelliere Federica Ferragina) nei confronti dell’avvocato Giuseppe Lupis ( difeso dal collega Nicola Tavano) accusato di calunnia nei confronti del sostituto procuratore presso il tribunale di Reggio Francesco Mollace. Il pubblico ministero, Paolo Petrolo, nella sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a tre anni e sei mesi di reclusione. La vicenda giudiziaria è scaturita dalla querela presentata dal dott. Mollace in seguito alle dichiarazioni fatte dall’avv. Lupis a commento del suo arresto avvenuto all’aeroporto dello stretto. Il professionista era stato bloccato mentre si stava imbarcando su un volo per Milano perché nel suo bagaglio a mano era stata trovata una pistola. Lupis aveva sostenuto di non sapere nulla di quell’arma. Non era stato creduto ed è finito dentro.
Dagli accertamenti è emerso che la pistola di cui fu trovato in possesso Lupis era di proprietà di una cliente dell’avvocato, Enrichetta Lucifero, consegnata al penalista dalla Lucifero nel corso dello sgombero forzato di una casa persa dalla donna in seguito a una procedura fallimentare. Successivamente, ritornando sull’argomento, aveva rivolto pesanti apprezzamenti sull’operato del sostituto procuratore Francesco Mollace il magistrato che aveva coordinato le indagini della polizia in occasione del suo arresto. In sostanza, il penalista aveva affermato che il provvedimento che l’aveva privato della libertà era stato ordinato nel quadro di un complotto finalizzato a favorire alcuni magistrati (g.m.)”.

Fine del componimento di g.m.
Nota redazionale:
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